Tutti siamo nati da un movimento e per venire al mondo siamo usciti dal corpo di una donna.
Abbiamo cominciato dopo un anno circa a muovere i primi passi.
Grazie al movimento conosciamo nuovi spazi e veniamo in contatto con persone dislocate in altri posti.
Quando i nostri figli cominciano la scuola dell’obbligo vengono invitati a stare seduti dietro ad un banco per tante ore al giorno. Fermi di fronte a quaderni e libri devono agire solo con il pensiero. In molte scuole i ragazzi passano anche 6-7 ore. Per molti bambini questa è un’esperienza traumatica. I più recenti studi sottolineano l’aumento dei soggetti iperattivi e documentano un’insofferenza sempre più grave dell’ambiente scolastico. Gli stessi insegnanti si rendono conto che, mentre fino a qualche anno fa si avevano dei casi isolati, oggi sono aumentati in modo esponenziale.
Il sistema scolastico italiano attuale è improntato alla riforma attuata in epoca fascista da Giovanni Gentile, definita da Mussolini “la più fascista delle riforme”. Nonostante le modifiche avvenute, l’impianto sostanziale rimane ancora quello definito quasi 100 anni fa, soprattutto nella didattica di tipo cattedratico.
Il regime vide nella scuola certamente un modo per diffondere l’istruzione, ma nello stesso tempo comprese che poteva essere uno strumento di omologazione. I nonni ricordano ancora i riti replicati ogni mattino:
“In classe eravamo in 40. Quando entrava il maestro ci alzavamo in piedi facendo il saluto fascista con il braccio teso. Il maestro ci faceva cantare “Faccetta nera”. Al sabato pomeriggio c’erano le marce in piazza del comune. Avevo una camicia con la M sul petto e una gonna nera.” (nonna Giorgina, 93 anni)
I regimi totalitari in tutto il mondo hanno sempre visto nella scuola un modo per “intruppare” le giovani generazioni. Il movimento diventa “marcia” organizzata in cui tutti sono obbligati ad eseguiremgli stessi moveimenti. Negli anni settanta il cantautore italiano Edoardo Bennato pubblicava In fila per tre, una canzone in cui criticava il modello scolastico del suo tempo che rifletteva ancora le istanze di ordine e uniformità.
Ancora oggi la scuola italiana non si è liberata da questo modello preoccupato del controllo. Il metodo cattedratico, a cui la gran parte degli insegnanti si affida, prevede una persona adulta in possesso delle conoscenze. Gli allievi devono essere fermati nello spazio e messi nella condizione di ricevere le informazioni più o meno passivamente.
Si sta scoprendo che molti bambini soffrono intensamente questa situazione. Ci sono ancora insegnanti che si lamentano con i genitori dicendo “vostro figlio non è normale” e non si rendono conto che il modello cattedratico non può essere l’unico metodo di insegnamento.
Negli ultimi anni è stata citata spesso la scuola filandese che non prevede banchi fissi e votazioni, dove i docenti trasmettono le loro conoscenze in cerchio. Si tratta di un modello ispirato ad alti valori democratici che noi della scuola San Martino apprezziamo in modo particolare.
Nella scuola parentale San Martino l’educazione al movimento è un principio fondamentale.
I bambini non devono imparare le nozioni, ma piuttosto imparare a cercarle autonomamente: questa è una grande differenza.
Educare al movimento significa educare alla libertà.